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Black Friday = Grandi imbrogli

A cura di pasquale kovacic

Come ormai tutti gli anni, arriva il Black Friday, la giornata dedicata allo shopping; una delle tradizioni americane approdata anche in Italia, capace di imporsi come nuovo culto obbligato, come una nuova festa da celebrare con ossequio e rispetto, in nome del consumo sconsiderato.

Il Black Friday è infatti una tradizione consumistica, che non ha contagiato solo l’Italia, ma tutto il Mondo; è il “Venerdì nero”, che vede orde incalcolabili di persone riversarsi in negozi di tutti i generi e dimensioni, anche on line, con lo scopo di comprare tutto ciò che è venduto a prezzi pubblicizzati dai media come scontatissimi.

Ma a parte la febbre dell’acquisto compulsivo e del presunto risparmio, siamo sicuri che in questa “giornata nera”, si facciano davvero grandi affari?

Solo dal nome fa riflettere, ma a parte questo, sono molteplici gli indizi che dovrebbero indurre ad una riflessione.

Tra questi, vi è sicuramente il fatto che si spera che la gente acquisti ciò che gli è utile, anche se visti i sacchetti pieni di cianfrusaglie che vengono portati a casa, si tratta di una speranza davvero vana.

I negozianti offrono le loro merci con degli sconti forti, in più occasioni durante l’anno, aumentando i loro introiti ciclicamente; e infatti gli sconti offerti nel Black Friday, sono gli stessi che possiamo trovare in altri momenti dell’anno.

Ma la gente non se ne accorge, un po’ perché ha la memoria corta, e un po’ perché è veramente convinta che in questo giorno si possa trovare qualcosa di straordinario, quando invece non accade nulla, se non la manifestazione della follia delle masse.

Ma il Black Friday è anche una ghiotta occasione da parte dei negozianti, per liberarsi di tutta quella merce invenduta che affolla i loro magazzini, quindi, tutto ciò che non acquistiamo durante l’anno il giorno del “Venerdì nero”, diventa un’occasione irripetibile e un affare irrinunciabile, per il quale c’è anche qualcuno che disposto a venire alle mani.

Non sono pochi infatti, soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra, i casi in cui sono dovute intervenire le forze dell’ordine, per sedare delle risse scatenate dai “consumatori”, per accaparrarsi un ultimo articolo rimasto, o per essere stati superati in coda alla cassa.

Nel periodo natalizio e in tali occasioni, si genera il 65% del fatturato annuo e nessuno può permettersi di rimanere indietro, comprese le persone, che hanno paura di perdere un’occasione, e come ben sappiamo la paura e l’avidità, sono il motore che alimenta questa macchina.

Tanto è vero che c’è anche chi aumenta i prezzi poco prima di scontarli, per riuscire a vendere i loro prodotti senza perdite; una manipolazione in nome del profitto, che sfugge all’isteria di massa accecata da quel grande affare che vale una vita.

Sospendete un attimo il vostro agire, il vostro consumare compulsivo, il vostro libero scambiare gaudente: chiedetevi quel che state facendo.

Capirete, forse, che il Black Friday a cui avete aderito con ebete entusiasmo è una offesa alla vostra intelligenza e alla vostra umanità, alla vostra identità e alla vostra cultura.

Questo è il nervo scoperto della nostra società, ovvero, intelligenza, umanità, identità e cultura, quattro tra le più importanti caratteristiche di quello che si definisce il “retaggio” di una comunità di persone.

Se analizziamo infatti il retaggio culturale della maggior parte della gente, scopriamo proprio che ormai le regole del consumismo sono talmente radicate da poter essere considerate delle vere e proprie dipendenze, che offuscano le sopracitate caratteristiche.

Una crisi che non accenna a finire, le abitudini che non cambiano e le tradizioni che la fanno da padrone, mentre la parte disagiata della società rimane a guardare a bocca asciutta, coloro che si permettono sprechi e una gran quantità di beni superflui, fanno del Black Friday la giornata migliore per non acquistare proprio nulla.

Lavoratori super sfruttati in India o nelle altre aree del pianeta che il capitale ha scelto di trattare alla stregua di mere periferie, ma sempre più spesso l’occidente stesso sta declassandosi, per trattamento del lavoro, a colonia tra le tante!

Ebbene, pensate prima di agire; accedete al vostro pensiero critico e non siate solo pecoroni del gregge cosmopolita dei consumatori anonimi, a cui ben si adattano le parole dei Testi Sacri: “lo fanno, ma non sanno perché lo fanno”.

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