La schizofrenia è una psicosi cronica, caratterizzata dalla persistenza di sintomi di alterazione delle funzioni cognitive e percettive, del comportamento e dell’affettività.

Con un decorso superiore ai sei mesi e con forte disadattamento della persona, la schizofrenia presenta una gravità tale, da limitare o compromettere le normali attività della vita.

La schizofrenia, non implica di per sé alcuna “doppia personalità” o “disturbo di personalità multipla”, condizione con la quale viene spesso erroneamente confusa nel linguaggio comune e che è presente invece in alcune sindromi dissociative.

Piuttosto, il termine indica la “separazione delle funzioni mentali” tipica della presentazione sintomatica della malattia.

I sintomi più comuni includono allucinazioni uditive, deliri paranoidi e pensieri o discorsi disorganizzati.

L’insorgenza dei sintomi, si verifica in genere in età adulta, con una prevalenza globale di circa lo 0,3/0,7%.

La diagnosi, si basa sull’osservazione dei comportamenti del paziente e sulle esperienze riportate dallo stesso.

La genetica, i fattori ambientali precoci e i processi psicologici e sociali, sembrano contribuire in modo determinante allo sviluppo della malattia.

L’assunzione di alcune sostanze stupefacenti o farmaci, sembra causare o peggiorare i sintomi.

La ricerca attuale, si concentra sul ruolo delle neuroscienze, anche se non è ancora nota una causa organica ben precisa.

Le possibili combinazioni sintomatologiche, hanno avviato un dibattito, generando un dubbio, in merito al fatto che la diagnosi, si possa riferire a un unico disturbo, oppure alla somma di un certo numero di sindromi distinte.

La malattia, porta allo sviluppo di diversi problemi relativi al comportamento e alla sfera emozionale e presenta quindi come conseguenza, un significativo deficit nella vita sociale e professionale del paziente.

Le persone affette da schizofrenia, possono avere “comorbilità”, ovvero, la presenza o l’insorgenza di un’entità patologica accessoria durante il decorso clinico di una patologia oggetto di studio; tra queste la depressione maggiore e disturbi d’ansia.

Sono altresì frequenti i casi di abuso di sostanze, riscontrabili in quasi il 50% dei pazienti e problemi sociali, come la disoccupazione e la povertà, cause queste molto ricorrenti in molti disturbi della psiche, quindi la costrizione di vivere la propria vita all’interno di un sistema che non si prende cura di tutte le persone, prediligendo altro.

L’aspettativa di vita media delle persone affette da schizofrenia, varia da 12 a 15 anni di meno, rispetto alla popolazione in generale;  ciò è il risultato di un aumento dei problemi di salute fisica e un tasso di suicidio più elevato, circa il 5%.

Questo, vuol chiaramente significare, in merito alle cause sistemiche sopracitate, che le persone affette da schizofrenia e da altre sindromi che portano alla stessa soluzione, provano un conforto nel porre fine alla propria vita, piuttosto che continuare a vivere all’interno di questo sistema si vita.

Per una condizione mentale simile, la cura viene eseguita attraverso farmaci antipsicotici associati a una psicoterapia, per agevolare un reinserimento della persona a livello sociale e professionale, ma nulla viene fatto per i fattori sistemici scatenanti.

In altre parole, una persona che si ammala per colpa di un sistema marcio, viene curata farmacologicamente per continuare a viverci, ma nulla viene cambiato all’interno dello stesso.

Come al solito, ci si direziona verso la cura del sintomo, piuttosto che agire sulla causa.

Questa è una cosa vergognosa e schiavizzante e deve fare certamente riflettere non solo su come questo sistema di vita sia fallimentare e ammalante, ma anche sull’egoismo e sul menefreghismo mostrato dai poteri forti che lo gestiscono.

Quindi, anche in questo caso il “disadattato” è malato e deve essere curato e ciò che causa tale condizione deve permanere così com’è.

Anche in questo caso ci si può porre la domanda che molto spesso ci facciamo: “chi sono i veri pazzi?”