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Le sindromi

A cura di pasquale kovacic

TUTTO PARTE DALLA MENTE

La mente è il punto di partenza di tutto ciò che dà forma al pensiero e alle azioni, quindi anche ai comportamenti.

E’ per questo motivo, che le manipolazioni psicologiche sono alla base di tutto ciò che i sostenitori dello status quo, mettono in pratica per favorire l’inconsapevolezza e guidare le menti delle persone dove loro vogliono.

Ed è proprio per questo motivo, che diventa indispensabile per tutti, conoscere il funzionamento della mente umana, capendo che noi non siamo lei, perché la nostra vera essenza risiede in una dimensione più profonda, attraverso la quale possiamo assumerne il controllo, togliendolo dalle mani scellerate di coloro che la controllano al posto nostro e fare in modo che nessuno a parte noi stessi, possa mai più riuscirci.

Con il termine “sindrome” si intende il complesso di sintomi psicofisici, che possono essere provocati dalle cause più diverse; ed è sempre intervenendo sulle cause, che si può trovare la soluzione al problema, perché non bisogna mai dimenticare, che tutto nell’Universo funziona attraverso il concetto di causa/effetto; eliminando la causa, si elimina automaticamente anche l’effetto.

Di seguito le descrizioni approfondite, delle più conosciute sindromi psicofisiche, risultati di manipolazioni e condizionamenti, mentali.

Sindrome di Stoccolma

La sindrome di Stoccolma è un particolare stato di dipendenza psicologica e/o affettiva, che si manifesta in alcuni casi in vittime di episodi di violenza fisica, verbale o psicologica.

Il soggetto affetto dalla sindrome, durante i maltrattamenti subiti, prova un sentimento positivo nei confronti del proprio aggressore che può spingersi fino all’amore e alla totale sottomissione volontaria, instaurando in questo modo una sorta di alleanza e solidarietà con il suo carnefice.

Questo, in persone con una psiche più debole, può anche svilupparsi a causa di una fuorviata attribuzione all’oppressore di virtù come forza e potenza, non appartenenti alla loro stessa psiche e che quindi ne causano ammirazione.

Un classico esempio di questo, può essere quello in cui un figlio, condizionato da un retaggio dove la violenza educativa viene mostrata e fatta vivere come “normalità” o appunto virtù, vuole che vengano dimostrati affetto e attenzioni da parte dei genitori, attraverso delle percosse, anche magari leggere come può essere un semplice schiaffo, piuttosto che con calore, comprensione, sostegno e amore vero.

La storia della sindrome di Stoccolma è particolare; il nome ha origine da un caso di sequestro di persone, avvenuto il 23 agosto 1973, quando Jan-Erik Olsson, un uomo di 32 anni evaso dal carcere di Stoccolma dove era detenuto per furto, tentò una rapina alla sede della Sveriges Kreditbanken di Stoccolma e prese in ostaggio tre donne e un uomo.

La prigionia e la convivenza forzata degli ostaggi con il rapinatore, durarono oltre 130 ore, al termine delle quali, grazie a dei gas lacrimogeni lanciati dalla polizia, i malviventi si arresero e gli ostaggi vennero rilasciati senza che fosse eseguita alcuna azione di forza e senza che nei loro confronti fosse stata posta in essere alcuna azione violenta da parte del sequestratore.

Questo, fu il primo caso in cui i sequestratori, ebbero vari episodi di gentilezza nei confronti dei sequestrati; per esempio, Olsson diede una giacca di lana all’ostaggio Kristin Enmark perché aveva freddo, la calmò a seguito di un brutto sogno e le permise di camminare fuori dal caveau, collegata a una corda di una decina di metri.

A seguito di quest’ultimo evento, la vittima raccontò un anno dopo in un’intervista al New Yorker che, sebbene fosse legata, sentì gratitudine nei confronti del carceriere poiché, le attenzioni ricevute da parte di quest’ultimo, indussero lei e le altre vittime a pensare che, nonostante la circostanza, furono trattati con gentilezza.

Nel corso delle lunghe sedute psicologiche a cui i sequestrati vennero sottoposti dopo la liberazione, si manifestò un senso positivo verso i malviventi che li avevano liberati senza far loro del male e verso i quali, si sentivano in debito per la generosità dimostrata; addirittura, dal secondo giorno di prigionia, gli ostaggi avevano sviluppato un rapporto che li portò a stare dalla loro parte, provando addirittura compassione, anche se sotto minaccia di un’arma da fuoco.

Il rapporto che si sviluppò fu tale che quando Olsson disse alla polizia che avrebbe sparato alla gamba di uno dei sequestrati, questi pensò che il suo carceriere, fosse stato gentile a voler sparare solo alla gamba e non a lui e quando poi gli ostaggi vennero liberati, questi ultimi si preoccuparono dell’incolumità dei propri carcerieri e dopo essere usciti dall’edificio, si abbracciarono con loro.

Anche successivamente le vittime continuarono a provare sentimenti contrastanti e apparentemente irrazionali nei confronti dei rapitori, infatti, dopo l’arresto, gli ex ostaggi fecero visite in carcere ai loro ex carcerieri. 

Dopo pochi mesi dai fatti, gli psichiatri soprannominarono lo strano fenomeno come “Sindrome di Stoccolma”, intesa come una reazione emotiva automatica, sviluppata a livello inconscio, al trauma di essere una vittima di soprusi e il termine divenne parte del lessico popolare nel 1974, quando fu usato come difesa per Patty Hearst la quale, dopo essere stata rapita da esponenti dell’Esercito di Liberazione Simbionese, finì per divenire loro complice in una serie di rapine in banca.

Sindrome di Stendhal

La sindrome di Stendhal è un’affezione psicosomatica che provoca tachicardia, capogiri, vertigini, confusione e allucinazioni in soggetti messi al cospetto di opere d’arte di straordinaria bellezza, specialmente se sono localizzate in spazi limitati.

La definizione della sindrome è stata fatta in rapporto a quanto lo scrittore francese Stendhal scrisse dopo essere stato in visita alla chiesa di Santa Croce in Firenze, descrivendo il proprio stato emotivo conseguente alla particolare esperienza da lui provata nel visitare il luogo e gli ambienti della chiesa stessa.

L’analisi della sindrome, ha messo in evidenza le complesse interazioni psicosomatiche, che possono attivarsi in alcuni individui, con particolari condizioni psichiche predisponenti, quando il contesto ambientale favorisce gli aspetti di sradicamento, rispetto alle proprie abitudini di vita.

Il disturbo, venne individuato e analizzato per la prima volta nel 1977 dalla psichiatra fiorentina Graziella Magherini, che descrisse alcuni casi di turisti stranieri in visita a Firenze, colpiti da episodi acuti di sofferenza psichica a insorgenza improvvisa e di breve durata.

Tali pazienti, perlopiù di sesso maschile, di età compresa fra 25 e 40 anni e con un buon livello di istruzione scolastica, viaggiavano da soli, erano provenienti dall’Europa Occidentale o dal Nord America e si mostravano molto interessati all’aspetto artistico del loro itinerario. L’esordio del disagio si presentò poco tempo dopo il loro arrivo a Firenze, e si verificò all’interno dei musei durante l’osservazione delle opere d’arte.

I sintomi descritti all’esordio non furono ascrivibili a uno specifico disturbo psichiatrico, bensì abbracciavano più aree della tradizionale psicopatologia, da quella psicotica a quella nevrotica/dissociativa.

Dei 106 turisti descritti da Graziella Magherini infatti, alcuni presentavano disturbi del contenuto e della forma del pensiero, con intuizioni e percezioni deliranti, associate a disturbi delle percezioni sensoriali, con allucinazioni uditive, fenomeni illusionali, più probabili quando il dato percettivo è meno strutturato e cenestofrenie, ovvero accentuazioni di uno stato di malessere generale non localizzabile e indefinibile; altri presentavano disturbi affettivi, con umore orientato in senso depressivo con contenuti olotimici (quelli congrui con i toni dell’umore che si hanno talvolta nel disturbo bipolare) di colpa e di rovina o, viceversa, in senso maniacale con euforia e manifestazioni di estasi; altri ancora manifestavano sintomi riferibili agli attuali criteri diagnostici per il disturbo di panico, con crisi acute di ansia libera o situazionale.

In età contemporanea è stato scoperto che anche la musica moderna, di forte impatto psicologico ed emotivo, può essere causa di stati molto simili a deliri comuni e allucinazioni, la cui diagnosi è tuttavia accostabile di preferenza alla psicosi.

Numerosi psicoanalisti a partire da Freud, si sono interessati all’interpretazione delle opere d’arte, alla creatività degli artisti e alle risposte del fruitore e molti concordano nell’affermare che gli artisti, tramite le loro opere, comunicano conflitti infantili profondi, fantasie di Edipo represse, che si manifestano sotto forma di espressione artistica, come accade con i sogni.

L’interpretazione della sindrome di Stendhal da parte di Graziella Magherini, si basa su diverse teorie psicoanalitiche dalle quali ha estratto una formula che tenta di spiegare il rapporto tra fruitore ed opera d’arte: Fruizione artistica = Esperienza estetica primaria madre-bambino + Perturbante + “Fatto scelto” + “F”, dove per esperienza estetica primaria madre-bambino è inteso il primo incontro del bambino con il volto, i seni e la voce della madre, rispecchiando così anche il primo rapporto con l’estetica e il primo contatto con la bellezza; il perturbante, concetto ripreso da Freud, consiste in un’esperienza conflittuale passata rimossa, molto significativa da un punto di vista emotivo che ritorna prepotentemente attiva nel momento in cui c’è l’incontro con l’opera d’arte e in particolar modo con il “Fatto Scelto”, ossia un particolare dell’opera, sul quale la persona concentra tutta la sua attenzione, che richiama alla mente particolari vissuti personali e quindi, conferisce all’opera quel particolare e personale significato emozionale responsabile secondo la Magherini, dello scatenamento della sintomatologia psichica.

Sindrome di Tourette

La sindrome di Tourette, meglio conosciuta come malattia dei mille tic è una malattia neuropsichiatrica, in quanto i pazienti che ne sono affetti, manifestano movimenti incontrollati accompagnati da suoni e vocalizzi involontari di varia complessità.

E’ una patologia nient’affatto rara che, secondo i dati ISS, affligge circa l’1% della popolazione, con esordio giovanile e adolescenziale, tant’è che può essere definita malattia del neuro-sviluppo: che caratterizza, dunque, le fasi di maturazione del sistema nervoso, con una sintomatologia che spesso altera la qualità di vita e coinvolge in maniera significativa i rapporti socio-famigliari.

L’insorgenza, interessa soprattutto i giovani generalmente tra i 5 e i 7 anni o in età adolescenziale, in particolare di sesso maschile, per regredire generalmente con lo sviluppo cerebrale completo, che si raggiunge verso i 25 anni.

I sintomi più evidenti, sono dei tic transitori, non rari nelle fasi di sviluppo; questi permettono di fornire una diagnosi, quando i disturbi permangono per più di un anno, presentandosi al soggetto, oltre come manifestazione motoria, anche come almeno 1 tic sonoro/vocale.

Per quanto riguarda la tipologia di tic, inoltre, è possibile effettuare una classificazione nelle categorie di tic semplici e tic complessi. I tic semplici sono quelli che generalmente coinvolgono una sola tipologia di muscoli; alcuni esempi di questi, possono essere: sbattere gli occhi; grugnire; tossire; soffiare; annusare; gridare; digrignare i denti; girare il collo.

I tic complessi, che vanno ad attivare, invece, più tipologie di muscoli sono: scalciare; saltare; imitare i gesti altrui (ecoprassia); produrre gesti volgari e osceni (coproprassia).

I tic si manifestano con un variegato quadro clinico e in generale possono essere controllati attraverso un intenso sforzo richiesto al paziente. In presenza di situazioni che nel soggetto determinano ansia, stress o un certo impatto emotivo il controllo, però, si trova allentato e i tic si rendono più manifesti: si tratta di una precisazione importante, poiché troppo spesso, i tic vengono etichettati semplicemente come psicogeni, cioè legati soprattutto al comportamento emotivo della persona.

Alcuni quadri più complessi di sindrome di Tourette sono inoltre definiti 2 Plus: oltre ai tic motori/sonori, si sommano altri sintomi che caratterizzano ulteriori disturbi, come disattenzione, irrequietezza motoria tipici dell’ADHD (Disturbo da deficit di attenzione iperattività); pensieri ossessivi che determinano comportamenti privi di logica ripetitivi e irrefrenabili tipici dell’OCD (Disturbo Ossessivo-Compulsivo).

Il quadro sonoro con emissione di parolacce, bestemmie e altro (coprolalia) non è così frequente come si pensa, sebbene caratterizza l’immaginario collettivo della sindrome stessa.

Da notare come la sintomatologia ossessivo-compulsiva sia il sintomo che scompare con minore frequenza nell’età adulta, e come di per sé sia capace di alterare significativamente la qualità di vita del paziente.

Le problematiche di disattenzione e iperattività motoria sono più frequenti in età giovanile, compromettendo spesso anche il rendimento scolastico.

Le cause non sono ancora del tutto note, ma alla base sembrerebbero esservi: predisposizione genetica: spunti ticcosi od ossessivo compulsivi, sono spesso individuabili nei genitori dei soggetti tourettiani; malfunzionamento dei gangli della base: dal punto di vista neurofisiologico, il disturbo è inquadrabile in un contesto di malfunzionamento dei gangli della base e in generale del sistema extrapiramidale del cervello, quello deputato ai movimenti non volontari e automatici; infezioni: rappresentano una causa scatenante i tic quando l’agente infettante trova un terreno geneticamente predisposto e un sistema nervoso ancora in via di sviluppo, quindi incapace di mettere in atto meccanismi di controllo opportuni (in genere a causa di streptococco betoemolitico tipo A, che determina le comuni infezioni a orecchio e tonsille).

Sindrome dello specchio riflesso

Questa sindrome è poco conosciuta e poco considerata, nell’ambito della psicologia e della psicoterapia, ma è riscontrabile in molte persone.

Esistono tre aspetti di questa sindrome; uno, chiamato semplicemente “sindrome dello specchio” è legato più al fisico, quindi a dei fattori prettamente estetici, che prevede l’abitudine a osservare e analizzare il proprio corpo in modo ripetitivo, tal volta maniacale, ponendo particolare attenzione su alcuni dettagli o “difetti”.

Questa sorta di “mania” è l’espressione di una non accettazione di alcune parti o dettagli del proprio corpo, ritenuti malformati, perché paragonati ad altri, magari effettivamente più perfetti.

Questo aspetto della sindrome, può essere causato sia da giudizi di altri, che magari hanno nel tempo fatto notare alla persona interessata quei difetti, fino a quando la stessa se ne è convinta, sia da alterazioni mentali auto prodotte, che portano in ogni caso a vedersi brutti.

Gli altri due aspetti di questa sindrome, riguardano anch’essi i propri difetti, ma in questo caso si tratta di alterazioni prettamente comportamentali; in uno di questi, si ha la possibilità di notare l’assoluta mancanza di percezione dei propri difetti caratteriali, vivendoli come pregi e riscontrando difettoso negli altri, tutto ciò che ne differisce.

In altre parole, questo aspetto della sindrome, porta le persone a giudicare gli altri per i propri comportamenti, anche quando equilibrati, solo perché diversi da quelli della persona interessata; il nome di “specchio riflesso” viene dato perché chi ne soffre è portato e vedere sugli altri i propri difetti senza riconoscerli come propri.

Il terzo aspetto più grave è quello dove i propri difetti comportamentali, oltre a non essere riconosciuti, vengono anche proiettati sugli altri, incolpandoli degli stessi comportamenti scorretti, messi in atto dalla persona interessata.

Da notare, che certe tipologie di comportamenti, sono ricorrenti e quindi, queste persone sofferenti di tale sindrome, per liberarsi da questa auto oppressione, cercano spesso la lite con gli altri, proprio per incolparli dei loro comportamenti, così da fare avvenire uno sfogo, che però dona un sollievo temporaneo.

Tutto ciò, deve essere superato e messo da parte definitivamente, semplicemente facendo un lavoro di auto osservazione di sé stessi, comprendendo che i difetti comportamentali si devono riconoscere e possono essere corretti, diventando persone migliori e più equilibrate, cosa che non potrà mai avvenire fino a quando verranno proiettati sugli altri.

Alla fine è sempre una questione di consapevolezza, che può essere acquisita attraverso appunto l’auto osservazione uscendo mentalmente da proprio corpo, posizionandosi in un punto del luogo dove ci si trova e osservando il proprio comportamento, attraverso la nostra vera essenza, facendo avvenire la correzione

Si parla quindi di una sindrome sicuramente fastidiosa, ma non grave, la cosa importante è riconoscerla e se non si ritiene di farcela da soli, chiedere aiuto, perché la persona certamente equilibrata è quella che non costringe gli altri a vessazioni.

E’ vero che il 100% delle volte la persona non si rende conto o non crede che convenga farlo, ma come sempre diciamo è la consapevolezza la soluzione anche di questo problema mentale.

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Ufficialmente, per molte di queste sindromi, non esistono cure, ma in realtà, sappiamo bene, che attraverso un percorso spirituale e una meditazione mirata a riacquistare il controllo della propria mente, il trauma subito, ovvero la causa di quei comportamenti, può essere nel tempo eliminata, donando equilibrio mentale e serenità.

Altre sindromi o disturbi più complessi, come quello da ansia e depressione, o quello da crisi di panico, o come quelli della personalità come il disturbo bipolare, quello border-line ecc., sono trattati singolarmente; quindi ne potete leggere le descrizioni e gli approfondimenti, ritornando alla pagina iniziale delle tesine.

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