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I modelli di realtà

Approfondimento al video: Manipolare la mente attraverso i modelli di realtà.

A cura di pasquale kovacic

Che cos’è il “cambiamento?

Definizione di “cambiamento”: “Mutamento, trasformazione, variazione. Il cambiare, il cambiarsi. Sostituzione o avvicendamento che riguarda in tutto o in parte la sostanza o l’aspetto di qualcosa o di qualcuno”.

Quindi, abbiamo proprio a che fare, con un “mutamento” o una “trasformazione”, e con una “sostituzione” o un “avvicendamento”.

Il cambiamento è fatto di varie fasi; ma che cos’è che effettua una “trasformazione” dentro di noi, perché il cambiamento, possa avvenire, nel nostro reale fisico?

Il modello

Definizione di “modello”: “L’oggetto o il termine atto a fornire un conveniente schema di punti di riferimento, ai fini della riproduzione o dell’imitazione, talvolta dell’emulazione”.

A questo punto, se siamo in contatto con il nostro “IO”, se la mente e la coscienza finalmente comunicano e se agiamo nel momento di incontro tra la coscienza Universale e quella secondaria, ovvero nel PRESENTE, questo processo è già avvenuto.

Ma per poterne avere una conferma concreta, è necessario sapere di cosa si tratta e la sua provenienza.

Avremo già intuito, che questa, appartiene all’oscillazione del cervello tra il passato e il futuro, il quale, non trovando niente a cui fare riferimento, e da “emulare” nel futuro, si ferma nel passato e su quello crea “modelli di realtà”.

Ma che cos’è un “modello di realtà”?

Precisiamo innanzitutto, che i modelli di realtà, sono la parte fondamentale del funzionamento di tutti i meccanismi mentali; significa che la mente funziona così e quindi, significa anche, che per la mente non esiste una realtà oggettiva e assoluta, ma solo una percezione di realtà, che infatti può variare da persona a persona; abbiamo a che fare quindi, con qualcosa di puramente soggettivo.

Per capire meglio questo concetto, procediamo con un esempio.

Ci sarà sicuramente capitato, di ritornare in un luogo dopo tanto tempo, e di trovarlo completamente diverso da come ce lo ricordavamo, ovvero, dall’ultima volta che lo abbiamo visto; quello stupore, e tante volte quel disagio che proviamo, sono un effetto del “modello di realtà”, creato dal nostro cervello, riferito a quel determinato luogo, e che quindi, NON HA NIENTE A CHE VEDERE CON LA REALTA’.

Quindi, i nostri pensieri, vengono effettuati secondo i modelli e non secondo la realtà, ovvero, “confondiamo” il modello con la realtà, confermando un qualcosa di lontano dalla VERITA’.

Quindi, dobbiamo cambiare modello e non realtà, evitando di identificarla con il modello, creando così quell’inganno, che ci porterà sempre a esserne lontani.

Il modello quindi, stabilisce i limiti, che non hanno niente a che vedere, con ”intelligenza” o “stupidità”, perché qualsiasi cosa può essere appresa e ne può essere generato un modello; se non sappiamo pilotare un aereo non siamo più stupidi di un pilota, come lui non è più intelligente di noi, è solo che non abbiamo il modello per poterlo fare, ma una volta apprese le cognizioni e la pratica, giungeremo allo stesso livello di capacità di quel pilota.

Ma in merito a cosa sia, se parliamo di “un conveniente schema di punti di riferimento”, la cosa merita sicuramente un approfondimento.

I punti di riferimento

Definizione di “punto di riferimento”: “Un punto di riferimento è un elemento ben riconoscibile del paesaggio, naturale o artificiale, utile per la navigazione e i viaggi in generale, ben distinto nel proprio ambiente e spesso ben visibile da lontano”.

Quindi, se tramite i “punti di riferimento” si compone lo schema e questo è preso anche per effettuare viaggi, ATTENZIONE a riconoscerlo SUBITO, quando faremo il viaggio dentro noi stessi, altrimenti potremmo rischiare di “confermare” il modello, invece che “analizzarlo” e consapevolizzarlo per cambiarlo.

Quindi, i punti di riferimento del modello, sono le nostre esperienze del passato, che formano uno schema da seguire.

Facciamo un esempio: per recarci verso il nostro posto di lavoro, percorriamo una strada consueta, che spesso, è la stessa sia per l’andata che per il ritorno.

Percorriamo quella strada, perché è quella che abbiamo percorso la prima volta, e quindi il nostro cervello ha tutti punti di riferimento, per comporre lo schema e riproporre tutti i giorni lo stesso modello.

Eppure, chissà quanti altri percorsi esistono, che porterebbero alla stessa “destinazione”, ma noi mettiamo in atto sempre lo stesso.

Perché dovremo cercarne degli altri, utilizzando energie, quando sappiamo che quel percorso soddisfa la nostra esigenza?

Questo, ci fornisce una “tranquillità” al riguardo e quindi percorriamo quella strada tutti i giorni con serenità. In altre parole, il modello, crea “protezione”, ovvero, una sorta di luogo virtuale, all’interno del quale, ci sentiamo protetti e allo stesso tempo però, minacciati da tutto ciò che esiste al suo esterno, impedendo al nostro cervello, tramite la paura dell’ignoto, di far fronte in maniera concreta e decisa a eventuali imprevisti, cercando una GUIDA.

Infatti, cosa accadrà, al nostro cervello, il giorno in cui all’improvviso, troveremo quella strada interrotta per dei lavori in corso?

Genererà lo “smarrimento” e quindi la necessità di essere guidato da qualcos’altro.

Non avendo più punti di riferimento, lo schema “salterà”, e quindi, ci ritroveremo a girare come delle “trottole”, senza sapere dove andare, fino a quando qualcuno o qualcosa, non ci verrà in aiuto indicandoci la strada da percorrere.

Questa cosa, ci toglie qualsiasi tipo di “autonomia” e quindi non può esserci autostima.

Se invece, anche pur percorrendo sempre quella strada, noi fossimo a conoscenza delle altre possibili alternative, non solo questo non succederebbe, perché non dovremo fare altro che effettuare una semplice deviazione, ma avremo un senso di tranquillità e di serenità sicuramente maggiore, e una sensazione di “capacità” e “completezza” e quindi “autonomia”, che nutrirebbe moltissimo la nostra autostima.

Quindi, nel momento in cui non viviamo più la nostra quotidianità, seguendo uno schema fisso, ed è proprio ciò che dobbiamo fare, ovvero, conservare le nostre esperienze del passato, senza farle diventare il nostro “modello”, automaticamente ne beneficerà la nostra autostima.

E’ utile però sapere anche, che cambiando anche solo uno dei punti di riferimento, cambia lo schema, ma per cambiare il modello, non è sufficiente cambiare lo schema, se noi facciamo così e poi seguiamo sempre lo schema nuovo non otterremo niente.

L’ideale, sarebbe non averlo proprio un modello, o avere un modello nel quale non esistono modelli, ed è quello che dovremmo riuscire a ottenere, ma il cervello funziona così, quindi ciò che dobbiamo imparare a fare è “imbrogliarlo”, ovvero, nel senso buono del termine, fargli credere che facciamo come dice lui, mentre in realtà facciamo tutt’altro.

E’ un modo come un altro per dire di tenere sempre la “mente aperta” e presente a se stessa, perché non potrà mai avvenire il cambiamento, con una mente chiusa, che segue sempre gli stessi schemi del passato.

E per quanto riguarda le scelte importanti della nostra vita, è opportuno ricordarsi sempre, che la vera guida non deve essere il cervello ma la coscienza.

Allenare il cervello (Parte I)

Un esempio reale di una situazione tutt’ora in corso, in quanto riguarda proprio lo scrivente, che ci aiuterà maggiormente a capire questi e altri meccanismi è il seguente: un mese fa decisi di cambiare posto alla forbice, nella mia cucina, per averla più a portata di mano, così l’ho spostata da un cassetto, a un gancio fissato nel muro facendola rimanere appesa e ben visibile; eppure è un mese, che quando mi necessita la forbice, per prima cosa, apro il cassetto e la cosa mi provoca disagio, pensando tutte le volte di rimettervi la forbice all’interno.

Solo dopo, non trovandola, il cervello, ricorda che è stata appesa al gancio e la trova, e questo, annulla il mio pensiero di rimetterla dov’era prima.

Questo, significa che il nostro cervello, può essere “educato” al cambiamento, ma dobbiamo concedergli il tempo di adattarsi allo stesso, senza cedere al suo schema iniziale, infatti è proprio a causa della sua “pigrizia”, che ci suggerisce di rimettere l’oggetto nella posizione precedente.

Questo, perchè il modello non si “aggiorna” da solo; siamo noi che dobbiamo allenarlo al cambiamento.

L’aggiornamento

Quando eravamo bambini, piangevamo per attirare l’attenzione, così la mamma arrivava tutte le volte che sentiva il nostro pianto.

Questo modello, dopo decine d’anni, non va più bene, va aggiornato, altrimenti ci ritroveremo sempre a “piangere”, ovvero a lamentarci, tutte le volte che vorremo attirare l’attenzione di qualcuno, per essere confortati e rassicurati; e questi, sono comportamenti riscontrabili in molte persone.

Il fatto da consapevolizzare, è che il cambiamento è una cosa reale, esistente e sempre in corso e la situazione in cui ci troviamo, facendo riferimento a un modello fisso e schematico del passato, in una realtà in continuo cambiamento, è una contraddizione molto deleteria, che impedisce la crescita personale e l’elevazione spirituale, creando degli schiavi della mente, che automaticamente, sono schiavi del passato, che automaticamente sono schiavi della “sistema”.

Se guardiamo la foto di un pallone, il nostro cervello, non effettuerà nessuna elaborazione, ma metterà in pratica il solito processo, ovvero, analizzare un avvenimento del presente e andare a cercare il “file”, che esiste nel suo archivio del passato, per riconoscere il pallone.

Quindi, anche se il pallone lo stiamo osservando nel presente, in realtà, lo stiamo osservando nel passato.

Questo, vuol dire che il nostro cervello, non considera MAI il presente, ovvero la realtà, quindi, quest’ultima sarà sempre ai nostri occhi una proiezione del passato, il che equivale a NON VEDERLA.

Se invece, guardiamo la foto di una figura astratta, che quindi non abbiamo mai visto, il nostro cervello, non trovando il file corrispondente, dovrà effettuare un’elaborazione, per capire che cosa rappresenta quell’immagine, e creare il “file”, da archiviare. Questo, genera come prima cosa, quella sensazione di “smarrimento”.

Qualcosa è cambiato, e questo ha provocato beneficio, perché ha arricchito la nostra conoscenza, ma di primo acchito, la sensazione era di disagio e di repulsione al cambiamento.

Quindi REALTA’ = CAMBIAMENTO = DISAGIO. Perché?

Il cambiamento è sempre in corso e questa è una realtà.

Noi siamo in continuo cambiamento, a partire dalle nostre cellule, che si rigenerano costantemente; ogni 7 anni nel nostro organismo, avviene la rigenerazione cellulare totale e noi, tecnicamente, non siamo più le persone che eravamo 7 anni prima.

Eppure, se cambia la moda, non abbiamo nessun problema a cambiare con lei; come mai?

Perché nel farlo, siamo GUIDATI.

Ecco l’importanza di metterci alla GUIDA DI NOI STESSI, per non temere più il cambiamento.

Quindi, temere il cambiamento, significa temere noi stessi e il Mondo in cui viviamo.

Questo ci porta a crearne uno personale, all’interno del quale, queste emozioni non vengono provate, e vengono sostituite con altre di “protezione”.

Ecco la nostra presenza all’interno di quel luogo virtuale, dove ci sentiamo protetti, e nello stesso tempo timorosi di tutto ciò che si trova al suo esterno.

Avete mai sentito questo detto? “Chi cambia la strada vecchia per la nuova, sa quello che lascia, ma non sa quello che trova”.

Questo, è il fondamento di base, di tutti i nostri modelli, che fa in modo, che le persone provino incertezza e timore, verso il cambiamento.

Se la nostra vita è piena di problemi, le nostre relazioni, sia con noi stessi, che con gli altri sono difficili, il nostro lavoro non ci piace, e in famiglia regna la più totale anarchia, saremo sempre portati a continuare a vivere quelle situazioni e a soffrire e a lamentarci, piuttosto che anche solo pensare di operare un cambiamento.

In poche parole, il termine “cambiamento”, equivale per il nostro cervello e quindi per il nostro modello di realtà, a “file non trovato” per un computer; non lo conosce, e quindi lo teme, semplicemente perchè, il più delle volte, non abbiamo mai cambiato, in maniera consistente, niente che riguarda la nostra vita, quindi dobbiamo farglielo conoscere, introducendolo e “allenandolo” al cambiamento.

Quando “alleniamo” il nostro cervello al cambiamento, ovvero a pensare per realtà e non per modelli, ci accorgeremo di cambiare con essa, ovvero, realizzeremo la VERITA’, e agiremo di conseguenza, nutrendo la nostra autostima.

Allenare il cervello (Parte II)

Per iniziare ad allenare il cervello, possiamo iniziare da cose semplici; personalmente, sto cambiando posto alla forbice ogni mese, voi, se volete, potete fare lo stesso con qualsiasi altro oggetto.

Poi, passando a qualcosa di più consistente, possiamo farlo, relazionandoci anche alle abitudini degli altri.

Se ho sempre portato l’orologio sul polso sinistro, e vedo che la maggior parte delle persone ha la stessa abitudine, inizierò a portarlo sul polso destro; che cosa ho fatto?

Ho operato un cambiamento, e questo, essendo in contatto con il nostro “IO”, e con la nostra coscienza, indurrà un senso di fierezza alla diversità dal resto della società, anziché di disagio e di disadattamento.

Questa sarà una conferma dell’acquisizione dell’autostima, dove sapremo che una nostra scelta ha un valore in quanto tale, se proveniente dalla coscienza e quindi in maniera etica, anche se diversa da quella di tutti gli altri.

Allo stesso modo, opereremo le nostre scelte più importanti, senza più nessun tipo di condizionamento; è più lo faremo più crescerà la nostra autostima.

E nel caso facessimo una scelta sbagliata?

L’essere umano, non è perfetto e non lo sarà mai, ma se operiamo con coscienza, avremo fatto “del nostro meglio” e saremo in grado di riconoscere i nostri errori e correggerli, e questo sarà motivo di aumento ulteriore della nostra autostima.

In pratica, la nostra autostima, sarà in grado non solo di riconoscere il nostro coraggio di scegliere, e la capacità di fare le scelte giuste, ma anche quella di saper riconoscere gli errori e quella di saperli correggere, diventando sempre più forte e inattaccabile da chi che sia.

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